12 agosto 2006

Imprevisto 18 - Sul linguaggio


John Wilkins, verso il 1664, tentò codesta impresa.
Divise l’universo in quaranta categorie o generi, suddivisibili poi in differenze, divisibili a loro volta in specie.
[...] La bellezza figura nella categoria decimosesta; è un pesce viviparo, oblungo. Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un’enciclopedia cinese che s’intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all’Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s’agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
[...] L’impossibilità di penetrare il disegno divino dell’universo non può, tuttavia, dissuaderci dal tracciare disegni umani, anche se li sappiamo provvisori.
[...] Forse quanto di più lucido è stato scritto sul linguaggio sono queste parole di Chesterton: “L’uomo sa che vi sono nell’anima tinte più sconcertanti, più innumerevoli e più indecise dei colori di una foresta autunnale... Crede, tuttavia, che quelle tinte, in tutte le loro fusioni e trasformazioni, possano essere rappresentate con precisione per mezzo di un meccanismo arbitrario di grugniti e di strida. Crede che dall’intimo di un agente di borsa escano realmente rumori che manifestano tutti i misteri della memoria e tutte le agonie del desiderio” (G. F. Watts, 1904, p. 88).

Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni, Feltrinelli, Milano 2002. Titolo dell'opera originale: Otras inquisiciones, Emecé, Buenos Aires 1960

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Oh
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Borges, tracce

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